Indagini in corso sul velivolo sospetto che ha sorvolato più volte il JRC sul Lago Maggiore. Si teme lo spettro dello spionaggio. Il governo alza il livello di allerta.

Il governo italiano vuole vederci chiaro sul caso del drone, ritenuto di fabbricazione russa, che avrebbe ripetutamente sorvolato il Centro Comune di Ricerca (JRC) dell’Unione Europea a Ispra, in provincia di Varese. Un episodio che solleva pesanti interrogativi sulla sicurezza nazionale e che richiama alla mente le strategie della cosiddetta “guerra ibrida”, più volte menzionata nei rapporti dell’Intelligence come minaccia concreta alle infrastrutture sensibili del Paese.

A muoversi è stato subito l’Antiterrorismo della Procura di Milano, con l’indagine affidata ai carabinieri del Ros. Ma l’esecutivo ha già attivato una serie di verifiche incrociate: si vuole capire non solo cosa il drone abbia ripreso durante i suoi cinque passaggi sopra il centro di via Enrico Fermi, ma soprattutto da dove sia stato manovrato. L’ipotesi prevalente è che il velivolo non sia partito dalla Russia, ma da una zona relativamente vicina al lago Maggiore.

Il JRC, struttura europea di eccellenza nel campo della ricerca nucleare, risulta regolarmente segnalato sulle mappe di D-Flight, il portale ufficiale per i droni in Italia, che riporta anche le aree interdette al volo. E proprio la sua collocazione all’interno di una “no fly zone” rende ancor più inquietante la facilità con cui il drone ha potuto sorvolarlo.

Allerta Intelligence e pressing politico

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) è in attesa di riscontri ufficiali, mentre diverse interrogazioni parlamentari sono già state preannunciate da Forza Italia, Italia Viva e +Europa. L’interesse istituzionale è alto, e non si esclude che la questione venga sollevata anche in sede europea.

Il Viminale, competente per la protezione delle infrastrutture critiche, è pronto ad alzare la soglia di vigilanza sull’impianto, che rientra a pieno titolo tra i siti strategici nazionali.

Un caso di spionaggio? I precedenti e gli scenari

L’ombra dello spionaggio torna a proiettarsi su Ispra. Non è la prima volta che la zona finisce al centro di scenari opachi: nel 2023, lo stesso lago Maggiore fu teatro di un tragico incidente nautico che coinvolse agenti dei servizi segreti italiani e israeliani, conclusosi con una condanna per omicidio colposo al comandante della barca. Ora, l’ipotesi che il drone possa aver avuto finalità simili – raccolta informazioni sensibili o mappatura di installazioni critiche – non viene affatto esclusa.

Restano però molti misteri. Il velivolo, verosimilmente un modello commerciale reperibile sul libero mercato, si è dileguato senza lasciare tracce. Resta da capire se sia stato acquistato in Italia o in un altro Paese europeo, aggirando i divieti di esportazione verso Mosca.

Al momento non risultano sorvoli analoghi su altri obiettivi strategici come gli stabilimenti di Leonardo Elicotteri, sempre nel Varesotto, mentre sono in corso accertamenti su potenziali intrusioni nei pressi del Nato Rapid Deployable Corps a Solbiate Olona e in un centro di ricerca nucleare nel Pavese.

Un’azione dimostrativa o una reale minaccia?

Le domande principali restano ancora senza risposta: chi ha manovrato il drone? E perché ha insistito sulla stessa area per più giorni, con una condotta così sfacciata da far pensare più a un messaggio deliberato che a una semplice incursione occasionale?

In attesa di riscontri tecnici e diplomatici, l’episodio riaccende l’urgenza di rafforzare i dispositivi di difesa cibernetica e fisica delle infrastrutture critiche italiane. In un’Europa che discute di difesa comune e di rafforzamento militare, il caso di Ispra suona come un campanello d’allarme.